L'avevo detto che non era semplice descriversi o meglio cercare di spiegare il come di un cambiamento profondo, in due parole.
Riprendiamo il discorso....
IV TAPPA: Pensare di aver fatto 1 passo indietro per poi capire di aver imparato a farne 10 in avanti.
Eravamo rimasti alle esperienze in tv, in questi programmi si parlava di cibo ovviamente, cavalcando l’onda del BOOM televisivo dei cuochi, e io tra cuochi e pasticceri ero abituata a stare, primo perché non si può parlare del “BERE” senza tener conto del “CIBO”,
quindi il confronto con i miei colleghi “Brucia-padelle” era un piacere, sia perché sono sempre stata una curiosa della buona cucina, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, sia perché tanti anni prima mia madre realizzò la sua grande passione, in tempi non sospetti, di aprire una scuola di cucina professionale.
Quando aprì questa attività, i cuochi non andavano in tv (tranne quelli legati alla politica) e generalmente la figura del cuoco e pasticcere non aveva questa visibilità.
Insomma se chiedevi ad un bambino negli anni ’80
“Cosa vuoi fare da grande, amore di mamma?” ti avrebbe detto il pompiere, l’astronauta o il calciatore. No, il cuoco no! ...adesso invece….
Io, però, vedevo queste figure in giacca bianca che dopo il lavoro, venivano a casa nostra, si mettevano con carta e penna in mano e buttavano giù, programmi dei corsi, ricette, lezioni…. pionieri di un business che negli anni è esploso.
Così dal 2009 al 2017 anch'io ho fatto parte dello staff della scuola di cucina "A tavola con lo chef". A dire il vero non ero per nulla convinta. Lasciare il mio lavoro che mi permetteva di poter girare, essere dinamica anche fisicamente, e diciamolo protagonista.
“Ogni Barman è un po’ come un attore, il bancone è il suo palcoscenico. Ogni volta che ci sali metti in atto il tuo spettacolo, con un grande sorriso.” (Cit. M.D.).
Insomma tutto un altro lavoro.
8 anni in cui le mie emozioni hanno davvero fatto su e giù e hanno assunto mille colori diversi.
Anni in cui da un lato mi sono ritrovata in una modalità lavorativa completamente diversa, mi ci è voluto tempo ad abituarmi al cambiamento dal lavorare quasi esclusivamente di notte, durante tutti i fine settimana e tutte le feste, a passare al classico: lunedì-venerdì, 9 ore … e soprattutto da un lavoro molto dinamico fisicamente al diventare la parte comunicativa dell’azienda, seduta alla scrivania per la maggior parte del tempo, questo almeno nei primi tempi.
Sono stati anni di sfida, di gioie e di dolori, dove non sempre mi sono sentita al posto giusto ma sono stati anche anni che mi hanno permesso di crescere professionalmente mettendomi davanti nuove sfide e opportunità, come quella dell’insegnamento.
Nel 2010 ho cominciato ad insegnare “Principi di Enologia e Abbinamento Cibo-Vino” a coloro che studiavano per diventare futuri cuochi, scoprendo così un grande amore per l’insegnamento e allo stesso tempo la mia capacità di “dare”.
E “insegnare” fa ancora parte della mia vita.❤
V TAPPA: Qualcosa è cambiato.
Non so come chiamarlo se “campanello d’allarme”, “istinto di sopravvivenza”, “fuoco in pancia” comunque credo che ognuno di noi abbia un IO inconscio molto più attento, rispetto a quello conscio. Io non faccio differenza, quello che fa la differenza è chi è bravo ad ascoltarlo e chi invece continua ad ignorarlo.
Di solito l’inconscio si accorge sempre per primo se qualcosa non va, se qualcosa non ci rende più felici. Beh, in qualsiasi modo vogliamo chiamarlo, io l’ho sempre benedetto!
Capita nella vita che vai avanti per una strada per un lungo tempo, che agli occhi degli altri stai facendo la cosa giusta, che hai consensi esterni e stai su una bella giostra in movimento dalla quale nemmeno ti chiedi se dovresti scendere.
A un certo punto del mio percorso mi era venuto un dubbio, ho cominciato a sognare di diventare un Aufgussmeister*, lo volevo proprio, mi ero anche inscritta al corso nel 2012.
Desideravo di starmene in gonnellina di pelle tutto il giorno, in mezzo a oli essenziali, calore e vapore, in mezzo alla natura, a piedi scalzi.
Onestamente non sponsorizzavo molto questo desiderio perché sapevo benissimo di non poter essere compresa da chi faceva parte dell’altro mio mondo. Una volta sola mi è sfuggito e ricordo ancora le loro facce, uno perché non avevano minimamente idea di chi fosse questa figura, due, anche dopo spiegata mi ricordo le obiezioni
“Ma come? Tu che lavori in uno dei settori più desiderati del momento? sei pazza!?”
In realtà con quel desiderio, non stavo rinnegando quello che avevo e facevo in quel momento ma avevo bisogno di alimentare una parte di me che stavo sopprimendo da troppo tempo, quella più “selvaggia”, più “libera”, quella che è sempre esistita e che è il motivo della mia curiosità, dell’intraprendenza nell'iniziare nuove avventure e sfide.
Quella parte si stava spegnendo perché non alimentata né coccolata, come se fosse stata qualcosa da relegare al mio ventennio, e successivamente non più ammissibile.
Non so cosa mi fosse scattato in testa, perché me ne fossi privata, fatto sta che spegnendosi lei, mi stavo spegnendo io, entrando in una routine che lentamente mi stava togliendo forze, vitalità e motivazione.
Il mio inconscio me lo ha ripetuto per anni, io lo sentivo ma allo stesso tempo sentivo la mia paura (mai avuta prima) al cambiamento, al fatto di smontare nuovamente tutto e soprattutto non sapevo da che parte cominciare.
Più passava il tempo e più cresceva la paura ma allo stesso tempo cresceva il bisogno di una svolta perché mi rendevo conto che mi stavo perdendo, non sapevo più chi ero né cosa desiderassi.
All'inizio non volevo dispiacere a nessuno e se inserivo nella mia vita qualcosa che sentivo più vicina ai miei bisogni, non riuscivo ad eliminare qualcosa di già presente ma inutile, lo andavo a sommare. Ho fatto così per molto tempo, fino a quando mi sono sentita come un polpo, che nel tentativo di tenere tutto insieme, ha usato tutti i suoi tentacoli rischiando di spezzarsi, esausto.
Ecco io ero arrivata ad essere esausta, non mi portava realmente niente di positivo questo atteggiamento, perché non può arrivare nulla di davvero nuovo e rigenerante fino a che non fai spazio.
Ma quanto è stato difficile “mollare”, “lasciare andare”.
Piano piano l’ho fatto, fino a farlo del tutto licenziandomi e ritrasferendomi in Alto Adige.
..... to be continued......again..........
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