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“Cosa aspettarsi quando si comincia a praticare"

“Cosa aspettarsi quando si aspetta? ”…. se non sbaglio era il nome di un libro e successivamente di un film, su comportamenti e aspettative durante la gravidanza. Un modo per esorcizzare la paura, per riuscire ad avere un’idea di controllo su una delle situazioni in cui, in realtà, il controllo ce l’ha solo madre natura.

Beh, se ne potrebbe scrivere uno su

“Cosa aspettarsi quando si comincia a praticare”.


Da anni lo yoga è diventato un argomento comune.

Siamo pieni di pubblicità di leggings, di testimonial sui social. Tutti fanno yoga, e ahimè tanti (non tutti) lo insegnano perché…… “TIRA”!



Quando un tema diventa così POP, è praticamente naturale che si creino delle aspettative. Si vedono continuamente immagini di prestazioni fisiche particolari, di cambiamenti di vita e la riscoperta di essere in pace con il mondo…insomma il nostro cervello si crea dei possibili scenari in base ai nostri desideri ed esigenze.

Attenzione, è vero che lo yoga può donare i benefici elencati e molti altri ancora, ma non è possibile quantificare in termini di tempo e di reazione che ognuno di noi possa avere grazie alla pratica.

Quindi non è difficile incontrare persone che cominciando a praticare e dopo poco si chiedano come mai la loro vita non cambi radicalmente in due giorni o non si sentano magicamente “illuminati”.


Oppure si focalizzino sui progressi fisici, pretendendo risultati senza tenere in considerazione le proprie esigenze fisiche e senza rispettarsi.


A quel punto i possibili scenari sono due:


A. Rinunciano, dicendo che lo yoga non fa per loro, abbandonando il “viaggio” prima di averlo cominciato

B. Rimangono lì, sul tappetino… un po’ dubbiosi magari ma si danno la chance di vedere cosa possa accadere.

E presto si accorgeranno che i tempi non li stabiliscono loro, i miglioramenti, i cambiamenti non li possono controllare. Ciò che si richiede loro è fiducia e perseveranza. Si chiede loro di stare sul tappetino a praticare e piano piano lui farà il suo.


In un mondo in cui siamo abituati a sapere in anticipo cosa andremo ad ottenere, ci facciamo fare programmi di allenamento in palestra che in un determinato tempo daranno i loro frutti, siamo abituati a sapere, a controllare. Le nostre aspettative sono chiare e devono essere rispettate.

In un mondo così, dire a qualcuno “affidati”, senza dare garanzie, previsioni….. diciamocelo.... è quasi rivoluzionario.


Si perché lo yoga è così, sconvolge quelle che sono le nostre credenze, le nostre sicurezze, i nostri schemi e quei bei muri che ci costruiamo per andare avanti. Se investiamo tempo in qualcosa o qualcuno ci aspettiamo che indietro ci torni qualcosa. A volte siamo così convinti che non solo ce lo aspettiamo ma sappiamo anche benissimo "come" e guai se non arriva come intendiamo noi!


Eh no, mi dispiace con lo yoga questo ragionamento non lo puoi fare.

Con lo yoga sei obbligato a "mollare", lasciare andare e lasciarlo lavorare. Non ci sono istruzioni, non ci sono risultati prefissati. Ti si chiede di fidarti, perché lui è capace di sorprenderti e di darti molto più di quello che ti aspetti ma devi abbandonare l' idea del controllo e della manipolazione che tanto piace alla nostra epoca.

Ti farà soffrire? forse.... ma fa parte del viaggio.

La sofferenza che possa essere emotiva o fisica non è la meta finale è una tappa del viaggio che serve per andare avanti.


Si in fondo è come una storia d'amore. Quando cominci una storia nessuno può darti delle certezze, nessuno può dirti come andrà ma se non ti lasci andare per paura di soffrire non la vivrai mai veramente e mai saprai dove ti porterà.


La differenza tra una storia d' amore e lo yoga è che a volte una storia ha secondi fini ed è mossa da non proprio nobili motivi, lo yoga invece fluisce e agisce solo per renderci più felici e consapevoli.


Namasté

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