Premetto subito che sarà il tempo dilatato di questi giorni, la mente più libera di spaziare ed osservare, che certi ragionamenti e sensazioni hanno fatto capolino nella mia testa.
Non so se riesco a dargli un vero e proprio filo logico ma ci proverò.
I temi che si sono affacciati nella mia testa sono stati in primis due:
la tecnologia
l’informazione
In realtà nel mio ragionamento questi due temi a un certo punto si sono incontrati.
La tecnologia è qualcosa che negli ultimi 50 anni ha cambiato nettamente la nostra vita, negli ultimi 20 ha letteralmente rivoluzionato il nostro modo di interfacciarci con il mondo.
Se pensiamo alle scoperte scientifiche in campo chirurgico, a tutto il mondo della comunicazione che è riuscito a connetterci completamente gli uni agli altri in un modo inimmaginabile, a tutte quelle macchine che ci permettono di svolgere lavori 10 o 20 volte più velocemente rispetto a 15 anni fa.
Bello, bellissimo perché sembra che ci abbiano facilitato la vita, reso tutto più semplice.
Allora perché questa sensazione di essere sommersi e bombardati, di non essere al passo con le cose, di non riuscire mai davvero ad approfondire e riflettere perché è tutto così veloce?
Quando ero ragazzina e mi dicevano di studiare, mi sono sempre chiesta il significato della parola “studiare”. Cosa voleva dire?
Studiare = imparare a memoria?
Studiare = ragionare e connettere pensieri?
Ho sempre avuto una memoria di schifo, durava un soffio (che sfiga!) quindi per me imparare a memoria non aveva senso, perché non mi bastava, io dovevo capire.
Ok la memoria mi serviva per l’inglese, ma in realtà anche lì c’era un ragionamento e per le dannate formule matematiche o fisiche (si capisce che il liceo scientifico non è stata una scelta felice per me!).
Per fare in modo che un concetto fosse veramente mio, nella mia testa dovevo argomentare, ancor meglio se riuscivo a fare collegamenti storici tra le materie.
Per capire un’epoca avevo bisogno di comprendere storicamente cosa fosse accaduto sotto un piano filosofico, fisico, scientifico, saggistico oltre che ovviamente storico in generale.
Sapere le cose a compartimenti stagni mi sembrava limitato e senza senso, rimanevano informazioni fini a se stesse.
Con una visione globale invece, riuscivo a dare un senso e un filo logico a tutto. In caso contrario le stesse informazioni erano come acqua fresca, duravano il tempo di un’interrogazione e poco più, come scopo a breve termine un bel voto… e poi?!
Insomma avevo bisogno di un ragionamento, una connessione di eventi che nella mia testa si trasformasse quasi in un film.
Nella maggior parte delle volte questo tipo di sintesi globale dovevo farmela da sola.... magari trovare dei professori così lungimiranti a condurti in vedute così ampie.
I miei appunti erano gettonatissimi, bignami perfetti e interdisciplinari, fruibili a tutti. Avevi un anno completo di materie in 4 quaderni.
E non c’era internet, eh no!
Attenzione non sto per far partire la retorica “si stava meglio quando avevamo meno”, no assolutamente!
Ora abbiamo degli strumenti potentissimi, che ci hanno reso la vita più facile.
Allora mi dirai “dov’è il problema?”
Più che un problema è una mia paura, che purtroppo si basa su quelli che sono i difetti umani.
Parliamoci chiaro, quando le cose sono facili da raggiungere, chi è che non si adagia?!
Ecco è questo il problema, è tutto più facile. Non devi sbatterti per trovare una soluzione, basta che digiti due parole e la soluzione ti si palesa in 100 modi diversi… pure troppi….. e visto che sono troppi, bene che va, se ne paragonano due o tre e poi ne sceglie uno… a volte neanche quello.
Ecco questa è uno dei pensieri di questi giorni: l’estrema facilità all'informazione ci sta privando con il tempo della capacità di analisi, riflessione, ragionamento.
Ci facciamo meno domande o ci facciamo quelle sbagliate.
Per prendere dei casi di questo periodo, si è parlato tanto di Fake News. Premetto che io sono aperta a tutto e sono una possibilista (mi dispiace per chi non è d’accordo), mi spaventa molto chi pensa di avere la verità assoluta in tasca sia dalla parte istituzionale che dall’altra, “gli alternativi”.
Non mi piacciono gli estremismi senza ragionamento, in entrambi i casi li reputo di vedute chiuse, ottusi, anche chi professa “l’alternativo a tutti i costi”.
Io sono parecchio alternativa, altrimenti certe scelte personali non le avrei mai fatte ma di fronte a delle notizie mi piace avere un quadro globale (come a scuola! ;)) ragionare con la mia testa e capire. Altrimenti passeremo tutti come quelli che nel Medioevo urlavano “bruciamo la strega” e neanche sapevano di cosa parlavano.
In questo momento storico più che mai si sta verificando questo, l’accessibilità ad un’informazione così ampia ci rende pigri di approfondire.
Ben venga un’informazione libera e aperta ma questo non vuol dire diventare degli automi che non si fanno più domande.
E qui l’altro mio pensiero di questo periodo ma che in realtà mi frulla da tanto, forse anni.
Abbiamo accelerato tutto, anche sul lavoro. Prima delle mail c’era il fax o il telefono…
vi ricordate quanto ci mettevate ad ottenere una risposta o ad avere una conversazione completa e chiudere un certo argomento? Forse a qualcuno sarà uscito un sorrisino misto tra malinconia ed incredulità, nel quanto poco tempo sia passato per ribaltare completamente la situazione.
Oggi invece ci facciamo invadere giorno e notte da tutto. Io stessa nei miei vecchi lavori se mi arrivavano mail di notte, non ci pensavo un attimo ad aprire il pc o usare il mio smartphone per comunicare.
A che prezzo? La macchina uomo (visto che parliamo di technology) è davvero programmata a questa velocità pari alle macchine vere e proprie?
Siamo davvero capaci di misurare i nostri limiti e capire quando fermarci prima di andare in Burn Out?
Credo che il problema sia che ci siamo fatti trascinare in modo inconsapevole da una velocità sempre più alta, sempre più fruibile. Ci hanno fatto salire su una macchina senza freni che prende sempre più velocità, e se provi a scendere o rallentare ti fanno credere che rimarrai indietro.
Eppure la maggior parte delle volte si ha la sensazione che ti stiano rubando il tempo!
La continua accessibilità a milioni di informazioni, molte delle quali inutili e che mai avresti cercato di tua sponte, ci bombarda il cervello con il pericoloso esito di mandarci in tilt ma soprattutto di non approfondire mai veramente nulla, compreso quello che davvero per noi è importante.
Allora che cosa si può fare?
Io vi dirò la mia esperienza personale che non è detto che vada bene per tutti ma che con me funziona.
Ho fatta quello che spesso psicoterapeuti o operatori olistici dicono in casi di Burn Out, ho rallentato.
Come ho fatto?
Ho fatto una lista delle mie priorità, ho scelto cosa seguire, ho scelto come impiegare il mio tempo. E faccio si che questo tempo sia produttivo per me, sia formazione, sia benessere, sia serenità. Non sono un’eremita, sono integrata nel nostro tempo, nella società ma non mi faccio più strascinare, sono io che decido dove andare. Amo la tecnologia perché è diventata uno strumento nelle mie mani, per i miei scopi, non sono io il burattino manipolato da lei.
E’ difficile? In realtà no, anche se io ho impiegato un po’ di tempo perché nessuno mi aveva spiegato come fare, attorno a me avevo solo gente che correva e ne vedo tanti ancora adesso. In realtà è semplice ma sei tu che devi prendere una decisione e trovare il tuo modo personale.
Io ho cominciato dalle piccole cose ma sono rimasta ferma sull'obiettivo, ovvero riprendermi il mio tempo, la mia testa, i miei ragionamenti, le mie scelte.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi tu. Se ti è capitato, se percepisci le stesse sensazioni, se hai trovato una soluzione diversa.
E’ un argomento che mi sta a cuore e avere uno scambio sarebbe prezioso, anche se non sei d’ accordo….. sono una possibilista.😉
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